Alla loro terza prova discografica, i Clube do Balanco abbandonano parzialmente i sicuri lidi degli stilemi samba-rock per approdare a lusinghieri risultati nel campo di una mpb tout-court.
A partire dallo strumentale “Morando no sapato”, che apre il disco, l’ottetto inserisce, nell’originale formula samba-rock, frammenti di jazz, di soul e di canzone d’autore, confezionando un prodotto godibile e di qualità superiore alla media. Se infatti lo strumentale iniziale spinge forte sul pedale del jazz, creando una sorta di dancefloor jazz che non avrebbe sfigurato nelle gloriose compilation del Mojo Club, la seguente “Sensacional Brenda Ligia”, si rivela un delizioso omaggio pop a una giovane attrice brasiliana, sulgli incroci stilistici tra il Trio Mocotô e uno Jorge Ben d’annata. La successiva “E como o vento foi embora” inizia ad alzare l’asticella per il Clube, che crea un samba reminiscente delle migliori cose di Wilson das Neves, Nei Lopes o Paulinho da Viola. Passando per il seguente “Pela Contramão”, che ripercorre i noti sentieri del samba-rock, il disco prosegue con “Preta Rara”, sorta di canzone d’amore ballabile, uno dei picchi del disco, composto dal cantante e chirarrista del gruppo, Marco Mattoli, assieme al chitarrista Luis Vagner, immortalato a suo tempo dall’omonimo brano di Jorge Ben. Ricca di incroci stilistici, il brano, con la sua atmosfera di completo relax, funge da perfetto preambolo per la seguente “Tocha Botafogo”, vigoroso samba-rock con evidenti richiami estetici all’onda soul brasiliana degli anni ’70. Il soul diventa evidente nella seguente “Galaxy dourado”, che paga il proprio sentito omaggio a giganti come Tim Maia o l’antico sodale Hyldon, che viene, a scanso di equivoci, citato anche nel ritornello del brano. Dopo “Amanhã”, secondo eccellente strumentale del disco, che riecheggia temi cari al João Donato del periodo “Lugar Comum”, Marco Mattoli, chitarrista e voce maschile del gruppo, fornisce un’ottima performance vocale, calda e intensa, nel brano “Dentro ds olhos dela”, reminiscente del lascito di Jorge Ben, omaggio ispirato che non scade mai nel plagio.
Il successivo “Fazendo Nada”, è cantato dall’ottima Tereza Gama, che rende perfettamente la sensuale indolenza del testo, vergato dal bassista del gruppo, l’uruguagio Leo “Gringo” Pirrongelli. Tereza fornisce un’altra eccellente prova vocale nel seguente “Samba quebrado”, tipicamente nel repertorio del Clube, con la sua commistione di samba-canção e swing, e ci conduce verso la fine del disco, rappresentata da “Seu Alberto”, terzo e ultimo strumentale, composto da “Gringo” Pirrongelli, e omaggio ispirato a certe sonorità orchestrali dei grandi gruppi jazz nordamericani degli anni ’40, come quelli di Benny Goodman o Duke Ellington, che chiude degnamente un disco ispirato, elegante e ben suonato. *****